Combattere contro il cancro è possibile!
Superare gli effetti collaterali visibili tipo l'ammalarsi delle unghie, la perdita di capelli e ciglia, il gonfiore, il degrado fisico, è molto faticoso ma ci si può fare con tempo e pazienza.
Il problema è far capire a chi è sano quel senso di stanchezza costante che ti attanaglia, quella che è stata definita dai medici "fatigue" ma che purtroppo non viene fino ad oggi riconosciuta nell'ambito lavorativo.
Tutti si prodigano per trovare la cura per il male del secolo ma nessuno si occupa poi di chi, fortunatamente, riesce a sopravvivere e vorrebbe riprendere la propria vita da dove si è fermata.
Io sono una donna separata con una figlia e il mio lavoro è l'assistente alla vendita. Questo mi costringe a turni stressanti da passare in piedi e spesso a giorni di riposo a cui rinunciare in alcuni periodi dell'anno, ma dopo la scoperta della malattia, l'operazione, la chemioterapia, la radioterapia, le cose per me sono cambiate.
Ho dovuto richiedere un part-time per riuscire a svolgere adeguatamente il mio lavoro perché la mia capacità fisica non riesce più ad essere quella di prima.
Naturalmente potete immaginare le conseguenze psicologiche e soprattutto economiche dovute a questo cambiamento.
Quei famosi posti riservati a chi ha un'invalidità permanente del 100% in realtà esistono ma se non si tiene conto delle limitazioni che effettivamente restano per chi è guarito dal cancro, è sopravvissuto ma non sarà più lo stesso, allora anche questo aiuto non è veramente adeguato perchè non tiene conto in senso globale della realtà che vive chi ha battuto un percorso di cure dilanianti ed ha vinto una vita che però non è più quella di prima.
Ad oggi mi chiedo perché uno Stato che fa di tutto per non farti morire di malattia, poi ti abbandona nel quotidiano?
Perché non si fa qualcosa per riconoscere anche questa come invalidità?